Il Principe (titolo originale in lingua latina: De Principatibus, lett. " Sui Principati") e un trattato di dottrina politica scritto da Niccolo Machiavelli nel 1513, nel quale espone le caratteristiche dei principati e dei metodi per mantenerli e conquistarli. Si tratta senza dubbio della sua opera piu nota e celebrata, quella dalle cui massime (spesso superficialmente interpretate) sono nati il sostantivo "machiavellismo" e l'aggettivo "machiavellico." L'opera non e ascrivibile ad alcun genere letterario particolare, in ...
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Il Principe (titolo originale in lingua latina: De Principatibus, lett. " Sui Principati") e un trattato di dottrina politica scritto da Niccolo Machiavelli nel 1513, nel quale espone le caratteristiche dei principati e dei metodi per mantenerli e conquistarli. Si tratta senza dubbio della sua opera piu nota e celebrata, quella dalle cui massime (spesso superficialmente interpretate) sono nati il sostantivo "machiavellismo" e l'aggettivo "machiavellico." L'opera non e ascrivibile ad alcun genere letterario particolare, in quanto non ha le caratteristiche di un vero e proprio trattato; se ne e ipotizzata la natura di libriccino a carattere divulgativo. Il Principe si compone di una dedica e ventisei capitoli di varia lunghezza; l'ultimo capitolo consiste nell'appello ai de' Medici ad accettare le tesi espresse nel testo. L'intera opera fu composta nella seconda meta del 1513 all'Albergaccio, tranne la dedica a Lorenzo de' Medici e l'ultimo capitolo, composti pochi anni dopo. La prima edizione a stampa fu edita nel 1532. Egli infatti ne inizio la stesura mentre si trovava a Sant'Andrea in Percussina, confinato in seguito al ritorno a Firenze della casata Medici (1512) a cui aveva seguito l'accusa di aver partecipato alla congiura antimedicea di Pietro Paolo Boscoli. Machiavelli, nella Lettera a Francesco Vettori, manifesto la volonta di dedicare l'opera a Giuliano de' Medici ma, dopo la morte di questi nel 1516, la dedico a Lorenzo de' Medici, figlio di Piero II de' Medici. L'intenzione era in ogni caso di dedicare l'opera al detentore del potere nella famiglia Medici, con la speranza di riacquistare l'incarico di Segretario della Repubblica. La prima menzione di questa opera si ha nella Lettera a Francesco Vettori datata il 10 dicembre 1513 indirizzata all'amico Francesco Vettori, in risposta ad una lettera di quest'ultimo che raccontava la sua vita a Roma e che chiedeva notizie sulla vita che conduceva Machiavelli a Sant'Andrea. Quest'ultimo risponde raccontandogli gli aspetti rozzi della vita in campagna e parlando anche dei suoi studi, dichiara di aver composto un "opuscolo" intitolato De Principatibus. Per raggiungere il fine di conservare e potenziare lo Stato, viene popolarmente e speculativamente attribuita a Machiavelli la massima "il fine giustifica i mezzi" secondo la quale qualsiasi azione del Principe sarebbe giustificata, anche se in contrasto con le leggi della morale. Questa attribuzione, piu ascrivibile a Ovidio (Cfr. "Heroides" con "exitus acta probat") e perlomeno dubbia dato che non trova riscontro nel Principe e nemmeno in altre opere dell'autore e dato che, in merito a questa questione, vi sono elementi contraddittori all'interno dell'opera. Tale aforisma potrebbe, forzandone l'interpretazione, essere dedotto in questo passaggio: ..". e nelle azioni di tutti li uomini, e massime de' principi, dove non e iudizio da reclamare, si guarda al fine. Facci dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato: e mezzi saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati." Pur non essendo letteralmente uguale a quella che conosciamo, il senso e evidentemente molto simile alla sua forma popolare. Il punto e che nel testo del Principe la frase e riferita espressamente ad azioni legate alla ragion di stato, dunque generalizzarla a qualunque fine, il piu onesto ma anche il piu immondo, e una deformazione piuttosto grossolana e fuorviante. Machiavelli in un altro passaggio, sempre in riferimento al Principe, spiega che cosa sia la pazzia, contraddicendo in parte quanto detto sopra: "perche un principe che puo fare quello che vuole e un pazzo; un popolo che puo fare cio che vuole non e savio."Percio e pazzo colui che crede di poter dire e di poter fare quello che vuole. In altre parole e pazzo colui che pensa che il fine giustifichi i mezzi. In Machiavelli, la salvezza dello Stato e necessaria e deve venire prima delle personali convinzioni etiche del Principe, poiche egli non e il padrone,"
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